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Turismo. Al via l'Albero della Consapevolezza come antidoto al (social)qualunquismo


Tutti pazzi per il turismo. Tutti ne parlano, tutti lo evocano per il rilancio della Calabria, tutti lo bramano. Ma pochi lo rispettano. Ancora meno quelli che lo "emancipano" proponendo soluzioni o azioni concrete. Da qui, l'idea dell'Albero della Consapevolezza, un modesto tentativo di mettere a disposizione di portatori d'interesse e aspiranti governatori, una batteria di azioni, socialmente attuabili e finanziariamente sostenibili prioritariamente con l'utilizzo consapevole delle risorse comunitarie. Un tentativo di concedere alla tematica turistica una programmazione tanto consapevole quanto incisiva.

Anche perché è opinione diffusa che "Europe is the world’s leading tourist destination" che, tradotto in lingua italiana, non lascia spazio a dubbi: l’Europa è la principale meta turistica mondiale. E, allora cominciamo a riempirlo di contenuti e di sostanza.

Qual è la situazione ad oggi? Il turismo riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo di molte regioni europee, soprattutto di quelle in ritardo di sviluppo, per la forte ricaduta che produce e il suo potenziale di creazione di posti di lavoro, specialmente per i giovani.

Ha inoltre dato prova di una notevole resilienza e ha subito una crescita costante persino durante la recente crisi. È questa la prima espressione che campeggia sul sito della Commissione europea quando si cerca il termine “turismo”. E se, a qualche (euro)scettico, non fosse ancora chiara l’importanza che riveste il comparto turistico a Bruxelles, ecco che la pagina istituzionale del sito continua nella sua opera di convincimento precisando che «il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) sostiene la competitività, la sostenibilità e la qualità del turismo a livello regionale e locale». Ma da questo punto in poi, temendo forse una eccessiva enfasi, la Commissione europea preferisce precisare, in primo luogo che il turismo, ovviamente, è strettamente collegato all’utilizzo e allo sviluppo dei beni naturali, storici e culturali, nonché all’attrattività di città e regioni quali luoghi in cui vivere e lavorare e da visitare. E, naturalmente, è collegato anche allo sviluppo, all’innovazione e alla diversificazione di prodotti e servizi acquistabili e fruibili dai visitatori. E lasciandosi trasportare dalle precisazioni, non appena comincia a introdurre il periodo di programmazione 2014-2020 rilancia:

Il turismo non rientra tra gli obiettivi tematici previsti dai regolamenti che disciplinano i Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi Sie), in quanto costituisce uno strumento o un settore piuttosto che un obiettivo. Tuttavia i regolamenti prevedono numerose possibilità per investimenti in turismo intelligente.

È la verità. Dal dicembre 2009 il turismo dispone di una propria base giuridica pur non beneficiando di una linea di finanziamento autonoma nel nuovo quadro finanziario pluriennale (2014-2020) o nell’ultima proposta per il quadro finanziario pluriennale (Qfp) dell’Unione europea per il settennio 2021-2027. Sono numerosi i programmi comunitari, i programmi operativi regionali e i programmi di sviluppo rurale che fanno riferimento al turismo all’interno dei loro assi e delle loro misure, ma non esiste un programma europeo specificamente dedicato a questo settore pur così importante. Insomma, sono numerosi i sostenitori esaltati dal ruolo del turismo che sarà pure intelligente, ma pur sempre “senza portafoglio” diretto.

E per orientare i potenziali beneficiari sulle opportunità messe in campo dall’intelligenza turistica la Commissione stessa ha persino pubblicato una guida tematica agli investimenti turistici nella quale si rimarca l’assoluta necessità di fare in modo che essi «siano in linea con uno o più obiettivi tematici e priorità di investimento; siano coerenti con l’analisi dei punti di forza e di debolezza, dei Programmi operativi nazionali, regionali e transnazionali; siano incentrati su una migliore valorizzazione delle risorse culturali e turistiche locali; promuovano l’innovazione e diversificazione di prodotti, processi e servizi, nonché la specializzazione per i mercati di nicchia, allo scopo di contrastare la dipendenza da un basso valore aggiunto e il lavoro temporaneo e di garantire attività economica e posti di lavoro al di fuori della stagione turistica».

Inoltre, dato che uno degli specifici vantaggi del settore turistico è rappresentato dal fatto che le barriere all’entrata nel mercato sono particolarmente basse, speciale importanza dovrebbe essere attribuita anche al sostegno all’imprenditorialità e alla creazione di nuove imprese. E a documentare che lo scenario emergente delle specializzazioni intelligenti, anche in campo turistico, sia evidente, è stata creata una apposita piattaforma tecnologica in cui le amministrazioni regionali e nazionali identificano le attività per concentrare gli investimenti per una crescita ad alta intensità di conoscenza aggiornando regolarmente le rispettive priorità in materia di innovazione in questo strumento di open data.

Ma cosa ha generato, a oggi, questo processo di “turismo intelligente”?

Sul piano della governance nazionale, l’approvazione di un Piano strategico di sviluppo del turismo 2017-2022, nell’aprile del 2016, elaborato dal Comitato permanente di promozione del turismo, con il coordinamento della direzione generale Turismo dell’allora Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, composto da ben 13 obiettivi specifici e da addirittura 52 linee di intervento che può rappresentare «l’occasione per dare piena operatività all’indirizzo strategico di dotare di una visione unitaria l’Italia del turismo e della cultura, rispondendo all’esigenza di porre il settore turistico al centro delle politiche di sviluppo del Paese» ma che non ha il coraggio di individuare e descrivere puntualmente tempi e, soprattutto, risorse finanziarie per la sua attuazione.

Sul piano della programmazione regionale, si è arrivati sia a una tardiva presentazione al partenariato istituzionale ed economico sociale regionale degli obiettivi del “nuovo redigendo Piano Regionale di Sviluppo Turistico Sostenibile, previsto dalla legge regionale n. 8/2008”, sia a una ancor più tardiva approvazione del Piano Regionale di Sviluppo Turistico Sostenibile da parte dell’Assemblea legislativa regionale.

Sia ben chiaro, meglio tardi che mai anche perché l’assenza di un nuovo documento strategico di programmazione turistica ha prodotto alcune distorsioni che hanno rallentato, in maniera rilevante, l’attivazione delle risorse comunitarie del comparto turistico sul territorio.

In questo interregno, per poter impegnare alcune risorse finanziarie, il governo regionale ha dovuto ricorrere spesso all’attivazione della procedura di stralcio limitando l’utilizzo delle risorse finanzia rie messe in campo per lo sviluppo turistico regionale quasi esclusivamente alle iniziative di promozione. E così, nell’asse riguardante la tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale, gli interventi conclusi, al mese di maggio 2019, riguardano principalmente la partecipazione alle manifestazioni fieristiche della Regione Calabria per un totale di circa di 10 milioni di euro.

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