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Calabria al voto. No program, no party. Vizi e ritardi di una quasi-campagna


Apprendo direttamente dal vocabolario on line della Treccani: definizione programma, enunciazione particolareggiata, verbale o scritta, di ciò che si vuole fare, d’una linea di condotta da seguire, degli obiettivi a cui si mira e dei mezzi con cui s’intende raggiungerli. E, ancora. Nell’attività politica, il programma elettorale è quello che in relazione a una data elezione viene formulato da un partito o da un blocco di partiti, al fine di indirizzare il consenso e il suffragio degli elettori su una determinata lista di candidati.

E così, dopo una boccata d’ossigeno, seppur euforica, ripiombo nello sconforto, pensando alla totale assenza di programmi, di proposte e di propositi caratterizzanti, ad oggi, la quasi-campagna elettorale per il rinnovo dell’Assemblea legislativa e del governo regionale in Calabria.

Scioccante l’autoreferenzialità della politica “made in Calabria”, sconvolgente la mancanza anche di un accenno di visione quale faro programmatico per rilanciare il sistema economico e sociale locale.

Eppure, di carne al fuoco ce n'è davvero tanta: dalla crescita dimezzata del prodotto interno lordo rispetto al resto dell’Italia nell’ultimo decennio, al tasso di disoccupazione pari, nel 2018, a 6 volte quello del Trentino Alto Adige (21,6% vs. 3,8%) che genera un esercito di circa 150 mila disoccupati passando per un sistema sanitario “in coma” e con ben 220 mila persone che vivono in condizione di povertà e di disagio economico.

Vogliamo, per un attimo, stuzzicare il nostro consapevole “senso del vissuto quotidiano” per contrastare il cinismo, o peggio, il lassismo imperante di buona parte del nostro sistema politico regionale? Proviamoci. Dapprima, però, mi piace precisare, lo faccio da sempre in tutto ciò che scrivo o esce dalla mia bocca, che esistono eccezioni a questo modus operandi, anche in questa quasi-campagna elettorale, ma che in quanto eccezioni, seppur qualificate, rischiano lo stritolamento da parte di avversari (o potenziali tali) maggiormente in grado di poggiare la loro forza su un radicamento politico-elettorale e territoriale in grado di poter “fare la differenza” al giro di boa del voto regionale.

Ma torniamo all’intrattenimento da “programma consapevole”.

È possibile, ad esempio, proporre qualcosa di interessante sul versante turistico? Tra le tante azioni concrete, me ne viene in mente qualcuna: villaggi turistici territoriali e "007" della promozione della destinazione Calabria.

Ad esempio, l’istituzione dei villaggi turistici territoriali. Trattasi, in particolare, di aree circoscritte, meta di flussi turistici reali e potenziali. Porzioni di territorio, in altri termini, a vocazione turistica, destinatarie di sgravi fiscali e di premialità nell’accesso ai fondi comunitari funzionali al superamento della stagionalità e alla generazione moltiplicata degli investimenti. E poi, gli agenti del made in Calabria, quali “007” della promozione turistica regionale. La proposta prevede la selezione di centinaia di giovani calabresi che ottengano il patentino dell’accoglienza e della promo-commercializzazione. Trattasi, in questo caso, dell’individuazione, in collaborazione con il sistema universitario e scolastico regionale, di giovani da trasformare in manager della promozione turistica attraverso un intenso percorso formativo, anche all’estero, su tematiche legate all’ospitalità, alla promozione, alla storia del territorio, al marketing territoriale, all’utilizzo dei social media, ecc. La loro funzione prioritaria è quella di promuovere la destinazione turistica regionale e i prodotti turistici territoriali nelle aree di maggiore appeal del made in Calabria individuate.

E via discorrendo, si potrebbero metter in campo altri interventi concreti direttamente mirati a valorizzare l’ospitalità diffusa o rafforzare la credibilità della nostra offerta turistica. Ma non è questa la sede più opportuna. C’è da pazientare ancora un pizzico di tempo per attendere visioni, idee, proposte e candidati. E chissà che non si possa, dalla prossima volta, fare appello sempre al dizionario Treccani, enfatizzando finalmente la definizione di concretezza, ossia qualità di ciò che è concreto, consistente e reale.

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